Una catenina, quattro braccialetti, un orologio, un paio di orecchini di perle e una cavigliera sono stati restituiti alla famiglia di Chiara, ma la loro conservazione da parte dei genitori non ha rispettato la corretta catena di custodia. A confermare questa irregolarità è stato il consulente Dario Redaelli, il quale ha sollevato interrogativi sull’effettiva capacità di questi monili di fornire informazioni utili.
Possibilità di analisi del dna
Il genetista Matteo Fabbri ha risposto a tale quesito, affermando che esiste la possibilità che gli oggetti possano ancora rivelare dettagli significativi. “Se sono ancora presenti gli eluati di DNA, come indicato nella mia relazione per il Ris di Parma, potrebbero essere utilizzabili. I campioni sembrano essere stati conservati in modo adeguato e non utilizzati, il che significa che potrebbero ancora fornire dati preziosi”, ha dichiarato Fabbri.
Importanza della catena di custodia
La questione della catena di custodia è cruciale in ambito forense, poiché ogni violazione può compromettere l’integrità delle evidenze. In questo caso, la restituzione degli oggetti senza seguire le procedure corrette potrebbe sollevare dubbi sulla loro validità in un eventuale processo. Tuttavia, la presenza di DNA non utilizzato potrebbe aprire nuove strade per le indagini, permettendo agli inquirenti di approfondire ulteriormente il caso di Chiara.
Prospettive future delle indagini
La situazione rimane complessa e gli esperti sono concordi nel ritenere che, nonostante le problematiche legate alla custodia, la scienza forense potrebbe ancora fornire risposte. La speranza è che, attraverso l’analisi di questi oggetti, si possano ottenere informazioni che possano chiarire ulteriormente le circostanze legate alla scomparsa di Chiara.
