L’Unione Europea ha recentemente rivolto un appello alle autorità iraniane affinché rilascino i “difensori dei diritti umani”, tra cui figura Narges Mohammadi, insignita del premio Nobel per la pace nel 2023. La richiesta è stata formulata in una dichiarazione ufficiale dell’Alto rappresentante dell’UE, Kaya Kalas, che ha espresso la “seria preoccupazione” per le detenzioni di massa avvenute in Iran, considerate come tentativi di silenziare le voci critiche nel Paese.
Richiesta di rilascio
Nella comunicazione, l’Unione Europea ha chiesto con fermezza alle autorità iraniane di liberare tutti coloro che sono stati ingiustamente incarcerati per aver esercitato i propri diritti fondamentali, in particolare la libertà di espressione e di riunione. Il testo sottolinea che tra i detenuti vi è Narges Mohammadi, il cui stato di salute è descritto come fragile, e altri difensori dei diritti umani che sono stati arrestati il 12 dicembre 2025 a Mashhad.
Detenzioni di massa e contesto
La dichiarazione dell’Unione Europea mette in evidenza l’importanza per i difensori dei diritti umani di poter esprimere le proprie opinioni e svolgere il loro lavoro legittimo senza paura di perdere la libertà. Questo appello si inserisce in un contesto più ampio di repressione delle libertà civili in Iran, dove le autorità hanno intensificato le misure contro i dissidenti e coloro che si oppongono al regime clericale della Repubblica Islamica.
Il 12 dicembre 2025, durante una cerimonia funebre per un avvocato e difensore dei diritti umani deceduto, circa 40 attivisti, tra cui Mohammadi, sono stati arrestati. Durante l’evento, i partecipanti avrebbero espresso il loro dissenso attraverso slogan critici nei confronti del governo, evidenziando il crescente clima di tensione e insoddisfazione sociale nel Paese.
Il profilo di Narges Mohammadi
Narges Mohammadi, 53 anni, ha una lunga storia di attivismo. Fin dai tempi della sua gioventù, quando era studentessa di fisica, ha subito arresti a causa dei suoi articoli su un giornale studentesco, nei quali sosteneva i diritti delle donne. La sua dedizione alla causa dei diritti umani le è valsa il premio Nobel per la pace nel 2023, riconoscendo il suo impegno nella lotta contro l’oppressione delle donne in Iran. La sua situazione attuale, segnata dalla detenzione e dalla fragilità della salute, rappresenta un simbolo della difficile realtà che affrontano molti attivisti nel Paese.
