Proteste dei commercianti a Teheran per la crisi economica e l’inflazione, arrestati studenti

Veronica Robinson

Dicembre 31, 2025

I commercianti e i negozianti di Teheran sono scesi in piazza per esprimere il loro dissenso contro il governo iraniano, lanciando slogan come “Azadi, azadi” (libertà, libertà) e “Non abbiate paura, restiamo uniti”. Queste manifestazioni, che hanno avuto luogo il 30 dicembre 2025, si sono concentrate in particolare al Gran Bazar, il principale centro commerciale della capitale, dove le serrande sono rimaste abbassate e le braccia incrociate in segno di protesta. Anche in altri importanti centri commerciali, come l’Alaeddin Mobile Center e il Charsou, si sono registrati sit-in e scioperi per il quarto giorno consecutivo. Le proteste, partite da Teheran, si sono diffuse fino all’isola di Qeshm, dove i manifestanti hanno gridato “morte al dittatore”, mentre gli automobilisti suonavano il clacson per esprimere il loro sostegno. Ad Hamedan, nell’Iran occidentale, i manifestanti hanno chiesto il ritorno della dinastia Pahlavi.

Cause delle manifestazioni

La causa principale di queste manifestazioni è il crescente costo della vita, che molti cittadini considerano insopportabile. L’inflazione ha raggiunto livelli record, con un aumento dei prezzi che ha toccato il 52% a dicembre. La valuta nazionale, il rial, ha raggiunto un minimo storico, con un dollaro che vale 1,4 milioni di rial e un euro 1,7 milioni, segnando un incremento del 20% rispetto al mese precedente. Questa situazione ha generato timori soprattutto nel settore della vendita al dettaglio, dove i consumatori avvertono i colpi della crisi economica.

Reazioni internazionali

Allo stesso tempo, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha lanciato un ultimatum agli Ayatollah durante la visita del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu alla Casa Bianca. Gli slogan dei manifestanti richiamano anche la figura di Reza Ciro Pahlavi, figlio del defunto Shah Mohammad Reza, deposto dalla rivoluzione khomeinista del 1979. Il principe vive attualmente negli Stati Uniti e molti lo vedono come un possibile futuro leader dell’Iran.

Crisi economica e sanzioni

La Repubblica islamica è in crisi economica da anni, aggravata dalle sanzioni internazionali legate al fallimento dei colloqui sul nucleare con gli Stati Uniti. Le difficoltà economiche, unite alla corruzione e alle violazioni dei diritti umani, hanno portato a pesanti critiche internazionali. La recente guerra di 12 giorni condotta da Israele ha colpito duramente le capacità produttive degli impianti nucleari iraniani.

Minacce nella regione

Secondo le agenzie di intelligence, l’Iran rappresenta una minaccia significativa nella regione mediorientale, parte di un asse di resistenza che include Hezbollah in Libano e Hamas nella Striscia di Gaza. Non è un caso che l’ex leader di Hamas, Ismail Haniyeh, sia stato assassinato a Teheran nel luglio 2024 in un attacco attribuito a Israele.

Ruolo dei social media

I social media hanno amplificato la voce dei manifestanti, con decine di video e foto che documentano la situazione attuale. Un video, diventato virale, mostra un giovane uomo seduto pacificamente sull’asfalto in segno di sfida verso i pasdaran in motocicletta, evocando il famoso episodio di piazza Tienanmen in Cina. I commercianti e i residenti delle aree commerciali di Teheran, come Lalehzar e Jomhouri, hanno aderito alle manifestazioni, mentre le forze di sicurezza hanno risposto con l’uso di gas lacrimogeni.

Partecipazione degli studenti

Accanto ai commercianti, anche gli studenti hanno partecipato attivamente alle manifestazioni. Università come quella di Teheran e Isfahan hanno visto un sostegno unanime contro la precarietà e il costo della vita eccessivo. Gli studenti hanno intonato slogan come “Né Gaza né Libano, la mia vita per l’Iran” e “L’iraniano muore, ma non accetta l’umiliazione”. Le manifestazioni si sono svolte in diverse università, tra cui l’Università Beheshti e l’Università Sharif. Tuttavia, sono arrivate notizie di arresti, con quattro studenti fermati all’Università di Teheran.

Richieste di dialogo

Il presidente Massoud Pezeshkian ha chiesto al ministro degli Interni di ascoltare le richieste dei manifestanti e avviare un dialogo. Dopo l’incontro tra Trump e Netanyahu, il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha invitato gli Stati Uniti a riaprire i negoziati sul nucleare, sostenendo che esiste un sostegno regionale per un esito positivo. Il capo della diplomazia iraniana ha difeso il diritto del Paese all’arricchimento dell’uranio per scopi civili.

Sostegno alle proteste

In un contesto di crescente tensione, il Mossad ha lanciato un appello agli iraniani per continuare le loro proteste, promettendo sostegno ai manifestanti. “Scendiamo in piazza insieme. È giunto il momento. Siamo con voi”, ha scritto l’agenzia in un post sui social media in lingua farsi.

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