L’episodio che ha coinvolto il dj Michele Noschese, tragicamente deceduto a Ibiza, continua a suscitare polemiche e divergenze tra le versioni ufficiali e quelle fornite dalla famiglia. L’intervento della Guardia Civil si è verificato il 2 gennaio 2025, presso l’abitazione del dj a Santa Eulària, dopo che alcuni residenti hanno segnalato rumori molesti e presunti atti di violenza. Secondo la narrazione della polizia spagnola, Noschese sarebbe stato trovato in uno stato di alterazione e avrebbe minacciato un anziano con un coltello. Gli agenti, intervenuti sul posto, avrebbero immobilizzato il dj, il quale, poco dopo, avrebbe cominciato a manifestare convulsioni. Nonostante i tentativi di rianimazione, il decesso è stato confermato poco dopo l’arrivo dei soccorsi.
La contestazione della famiglia
La famiglia di Noschese, tuttavia, contesta fermamente questa ricostruzione. Giuseppe Noschese, padre della vittima e ex primario dell’ospedale Cardarelli, ha sporto denuncia per omicidio volontario sia in Spagna che in Italia. Secondo quanto dichiarato dal padre, Michele sarebbe stato “legato mani e piedi, colpito con pugni al volto e alla schiena, e poi abbandonato in condizioni critiche”. Diverse testimonianze oculari avrebbero confermato di aver assistito a un vero e proprio pestaggio da parte degli agenti intervenuti.
La questione dell’autopsia
La questione si complica ulteriormente con la pubblicazione della prima autopsia, eseguita in Spagna, che la famiglia considera poco trasparente e priva di perizie indipendenti. La richiesta di una maggiore chiarezza su quanto accaduto si fa sempre più pressante, mentre l’opinione pubblica segue con attenzione gli sviluppi di questa drammatica vicenda. La tensione tra le versioni ufficiali e quelle presentate dai familiari di Michele Noschese continua a sollevare interrogativi su come la polizia gestisca situazioni critiche e la necessità di una revisione approfondita dei fatti.