Furto al Louvre: scoperta la banda degli “insospettabili”, tra cui una famiglia

Veronica Robinson

Novembre 2, 2025

Il furto clamoroso di otto gioielli della corona francese, avvenuto al Museo del Louvre il 19 ottobre 2023, ha suscitato un ampio dibattito in Francia. Con un valore complessivo di 88 milioni di euro, questo colpo ha portato all’incriminazione di quattro individui da parte della procura di Parigi. Tra i sospettati, una coppia con figli è stata identificata dalla procuratrice Laure Beccuau come appartenente a un gruppo di criminali di “basso profilo”, distanti dalle organizzazioni mafiose tradizionali. In una recente intervista a France Info, Beccuau ha fornito dettagli sui sospettati, tutti residenti nella periferia nord di Parigi, in particolare a Seine-Saint-Denis, e con precedenti penali per reati comuni, ma non collegati a reti criminali strutturate.

Profili dei detenuti: criminali “vicini” ma non mafiosi

La procuratrice Beccuau ha chiarito che i sospettati non corrispondono ai profili tipici associati ai livelli più elevati della criminalità organizzata. Tuttavia, ha messo in evidenza come individui poco noti possano comunque commettere atti di grande gravità. I quattro incriminati, di cui tre uomini e una donna, si conoscevano da tempo e vivevano in contesti familiari apparentemente normali. In particolare, la coppia è composta da un uomo di 37 anni e una donna di 38, entrambi genitori. La donna, accusata di complicità, è la compagna del 37enne, il quale è accusato di furto aggravato in banda organizzata e associazione a delinquere.

Tutti i sospettati risiedono nella banlieue parigina e presentano legami preesistenti al furto. La procuratrice ha sottolineato che i membri del gruppo vivevano a Seine-Saint-Denis e che due di loro avevano figli. Durante l’interrogatorio, l’uomo di 37 anni ha scelto di non rispondere, mentre la donna ha negato ogni coinvolgimento, mostrando preoccupazione per la propria vita e quella dei figli.

Precedenti penali e collegamenti passati

L’analisi delle fedine penali dei sospettati rivela un passato criminale consistente, ma non di alto profilo. Il 37enne ha accumulato ben 11 condanne, di cui dieci per rapina aggravata, insieme a reati stradali. Un altro sospettato, un uomo di 39 anni, ha 15 condanne all’attivo, di cui due per furto. È interessante notare che il 37enne e il 39enne erano stati condannati insieme nel 2015 per un furto a Parigi. Un terzo sospettato, un uomo di 34 anni residente ad Aubervilliers, completa il gruppo ritenuto responsabile dell’esecuzione del furto.

Le indagini hanno rivelato che tracce di DNA hanno giocato un ruolo cruciale nel caso. Il DNA del 37enne è stato trovato in modo significativo nel cestello dell’elevatore utilizzato per accedere alla windows del museo, mentre per la donna si sospetta un trasferimento indiretto. La procuratrice Beccuau ha affermato che si approfondiranno ulteriormente le indagini, escludendo al momento la possibilità di sostegni esterni al museo, ma non escludendo altri possibili complici.

Il colpo e la caccia al bottino

Il furto ha coinvolto preziosi storici, tra cui il diadema di perle dell’imperatrice Eugenia e un set di collane di zaffiri con orecchini della regina Maria Amelia. Gli inquirenti sono riusciti a fermare tre dei quattro membri del commando, oltre alla complice. La procuratrice ha ammesso che almeno un altro individuo è attualmente ricercato, insieme ai potenziali fiancheggiatori.

Riguardo al destino dei gioielli rubati, Beccuau ha mantenuto un approccio cauto, affermando che si stanno esaminando tutte le possibilità riguardanti il mercato parallelo. I gioielli potrebbero essere utilizzati per il riciclaggio di denaro o per attività di commercio illecito. Gli investigatori sono determinati a recuperarli prima che finiscano in circuiti internazionali di vendita illegale.

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