Cgil: nel 2028 le risorse destinate alla sanità raggiungeranno il minimo storico

Rosita Ponti

Novembre 3, 2025

Il Disegno di Legge di Bilancio per il 2025 ha suscitato forti critiche da parte della Cgil, che evidenzia come le risorse destinate alla sanità pubblica siano del tutto insufficienti. Daniela Barbaresi, segretaria confederale dell’organizzazione sindacale, ha dichiarato che il Governo ha ridotto il finanziamento alla sanità di quasi mezzo punto di Pil dal 2022, corrispondente a circa 9 miliardi di euro in meno ogni anno. Questo ridimensionamento ha sollevato preoccupazioni sul futuro del Servizio Sanitario Nazionale (SSN).

Il fabbisogno sanitario nazionale e le previsioni economiche

Secondo le stime della Cgil, il fabbisogno sanitario nazionale per il 2025 si attesta a 136,5 miliardi di euro, pari al 6,05% del Pil, con un incremento previsto per il 2026 che porterà la cifra a 142,9 miliardi (6,15%). Le proiezioni indicano aumenti di 2,4 miliardi per il 2027 e di 2,65 miliardi per il 2028. Barbaresi ha sottolineato che, in relazione al Pil, il finanziamento del SSN raggiungerà nel 2028 un livello storico minimo del 5,93%, evidenziando come tali cifre siano insufficienti per garantire il diritto alla salute dei cittadini.

La dirigente sindacale ha messo in guardia sulle conseguenze di queste scelte finanziarie, affermando che le risorse attuali non permetteranno di valorizzare il personale sanitario né di coprire il fabbisogno di nuove assunzioni. Per affrontare questa situazione critica, la Cgil propone un incremento dei fondi per il SSN di 10,5 miliardi per il 2026, 14,2 miliardi per il 2027 e 14,7 miliardi a partire dal 2028, destinando interamente queste somme al potenziamento dei servizi pubblici e delle cure fornite dal sistema sanitario nazionale.

Le conseguenze della riduzione dei fondi per la sanità pubblica

La segretaria confederale della Cgil, Daniela Barbaresi, ha denunciato che il Governo sta deliberatamente riducendo la quota di ricchezza nazionale destinata alla sanità pubblica, costringendo le persone a pagare per le cure se in grado di farlo. Dal suo insediamento nel 2022, l’esecutivo ha previsto tagli per quasi mezzo punto di Pil, corrispondenti a 9 miliardi di euro in meno all’anno. Barbaresi ha riportato che circa 6 milioni di cittadini rinunciano a ricevere cure, un italiano su dieci, e ha descritto questa tendenza come una progressiva privatizzazione del SSN.

La dirigente ha evidenziato che le risorse previste non sono sufficienti per valorizzare il personale o per effettuare nuove assunzioni, coprendo solo il 20% del fabbisogno necessario per la riforma dell’assistenza territoriale. Inoltre, ha sottolineato che gran parte di queste risorse è vincolata a progetti specifici, piuttosto che destinate a sostenere e rafforzare l’attività ordinaria del servizio pubblico. Barbaresi ha anche criticato l’aumento dei tetti di spesa per il privato convenzionato e per la farmaceutica, mentre rimane un tetto inadeguato per il personale.

In un contesto in cui la propaganda governativa e le affermazioni della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, non corrispondono alla realtà dei numeri presentati nella Legge di Bilancio, Barbaresi ha concluso evidenziando il crescente distacco dei cittadini dalla tutela della sanità pubblica e dal diritto alla salute.

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