Assolto per totale infermità di mente l’uomo che uccise la nonna a Genova

Rosita Ponti

Novembre 4, 2025

Simone Monteverdi, un giovane di ventidue anni, è stato assolto per vizio totale di mente in merito all’omicidio della nonna, Andreina Canepa, avvenuto a Chiavari, in provincia di Genova, nel settembre 2024. La decisione è stata presa dalla Corte d’Assise di Genova, che ha stabilito che, sebbene il ragazzo non possa essere ritenuto penalmente responsabile per il crimine, dovrà comunque affrontare una misura di sicurezza della durata di dieci anni. Questo provvedimento è stato adottato nonostante la sua precedente dichiarazione di totale infermità mentale.

Il delitto a Chiavari

L’episodio tragico si è verificato in un contesto familiare, dove Simone viveva con la nonna. Nella mattina del giorno dell’omicidio, il giovane ha aggredito Andreina utilizzando prima un coltello da cucina, infliggendole diversi colpi. Successivamente, ha utilizzato un paio di forbici, colpendola per ben ventinove volte al collo e al volto. Dopo aver commesso l’atto, ha contattato i carabinieri, affermando che la nonna era deceduta.

La decisione della Corte

La Corte d’Assise ha esaminato attentamente le condizioni mentali di Simone Monteverdi, concludendo che il giovane non era in grado di intendere e volere al momento del delitto. Questo ha portato all’assoluzione per vizio totale di mente, un provvedimento che riflette la complessità del caso e le difficoltà legate alla salute mentale. Tuttavia, la misura di sicurezza imposta dai giudici indica che, sebbene non penalmente responsabile, il giovane necessiti di un intervento per affrontare le sue problematiche.

Prospettive e considerazioni

La decisione della Corte d’Assise di Genova ha suscitato un dibattito non solo sul caso specifico, ma anche sulle misure di sicurezza per le persone con disturbi mentali che commettono crimini gravi. La durata della misura di sicurezza di dieci anni implica che Simone Monteverdi sarà monitorato e supportato durante questo periodo, con l’obiettivo di garantire la sua riabilitazione e prevenire il ripetersi di simili atti violenti.

Questo caso mette in luce la necessità di un approccio più comprensivo e umano verso le questioni di salute mentale nel sistema giudiziario italiano, evidenziando la complessità delle interazioni tra giustizia e salute mentale.

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