Il fenomeno dell’accumulo compulsivo di oggetti, noto come disposofobia, sta guadagnando attenzione come una problematica di salute mentale sempre più rilevante nel 2025. Professionisti del settore avvertono che l’accumulo eccessivo di beni può evolversi in una condizione patologica seria. Questo disturbo, reso noto da programmi televisivi come “Hoarding: Buried Alive” negli Stati Uniti e “Sepolti in casa” in Italia, presenta rischi considerevoli per le persone coinvolte e per le loro famiglie. Le informazioni provengono dal portale “Dottore ma è vero che…?”, un’iniziativa della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici, chirurghi e odontoiatri, creata per combattere la disinformazione.
Il disturbo da accumulo: una condizione patologica riconosciuta
Secondo gli esperti, l’accumulo compulsivo di oggetti può essere definito una malattia. Il disturbo da accumulo, o disposofobia, si manifesta con una persistente difficoltà nel separarsi da beni, anche di scarso valore o danneggiati. Le persone che soffrono di questo disturbo tendono a conservare un numero elevato di oggetti, in quanto la separazione da essi provoca un forte disagio emotivo. È importante non confondere questo disturbo con il collezionismo, che implica una raccolta intenzionale e curata di oggetti, o con l’attaccamento emotivo a beni appartenuti a persone care. Inoltre, il disordine nelle stanze dei ragazzi non deve essere considerato alla stregua di questo disturbo. L’accumulo compulsivo è stato ufficialmente riconosciuto come una patologia autonoma nel DSM-5, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Pur rientrando nel contesto dei disturbi ossessivo-compulsivi, il disturbo da accumulo è classificato separatamente a causa delle sue specificità.
Identificare i sintomi dell’accumulo compulsivo
Riconoscere i sintomi del disturbo da accumulo è cruciale. L’Associazione degli psichiatri americani ha compilato un elenco di manifestazioni tipiche degli accumulatori compulsivi. Tra queste, si notano difficoltà nel buttare via, vendere o regalare oggetti, accumulo di beni e rifiuti in spazi disordinati della casa, e un notevole tempo impiegato per spostare o cercare oggetti utili. Spesso, le persone affette da questo disturbo vivono conflitti con chi cerca di aiutarle a liberarsi del disordine e tendono a ritenere che ogni oggetto possa avere un valore futuro. In situazioni più gravi, si possono riscontrare accumuli di animali domestici. Gli psicologi osservano che gli accumulatori compulsivi frequentemente vivono in isolamento, hanno una vita sociale limitata e mostrano difficoltà nel prendere decisioni e gestire le emozioni, in particolare il dolore.
Le conseguenze dell’accumulo e le terapie disponibili
Accumularne in modo eccessivo comporta gravi conseguenze per la qualità della vita, non solo dell’accumulatore, ma anche delle persone che convivono con lui. La disposofobia è associata a problemi lavorativi e a rischi per la salute e la sicurezza. Gli accumulatori, in particolare gli anziani, possono essere soggetti a cadute, contaminazioni alimentari e infestazioni di insetti o roditori. Inoltre, il disordine in cucina e in bagno può compromettere l’igiene personale e la corretta alimentazione. Per quanto riguarda le terapie, gli accumulatori seriali non conservano solo oggetti, ma anche significati affettivi, ricordi e un senso di sicurezza. Le terapie più comuni comprendono farmaci antidepressivi e, quando il paziente è disposto, la psicoterapia cognitivo-comportamentale. È fondamentale fornire anche supporto pratico per rendere l’abitazione sicura e abitabile, incoraggiando il paziente a liberarsi consapevolmente degli oggetti accumulati.
