Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha richiesto un’indagine immediata e trasparente riguardo al raid di polizia avvenuto martedì 19 marzo 2025 nella favela di Rio de Janeiro, un evento tragico che ha causato oltre 130 vittime. Questo episodio ha scatenato una grave crisi sia sul piano politico che umanitario, mettendo in evidenza le responsabilità del governatore bolsonarista, Cláudio Castro (PL), che aveva sostenuto e celebrato l’operazione come un successo, ottenendo il supporto del giudice della Corte Suprema, Alexandre de Morais. Nonostante le difese del governatore, la Commissione per i Diritti Umani della Camera dei Deputati brasiliana ha presentato una richiesta formale per valutare la possibilità di arrestare Castro. La sua posizione si fa sempre più delicata, in quanto martedì prossimo dovrà affrontare un processo per un presunto caso di corruzione risalente al 2022, un’accusa che potrebbe costargli il mandato e aprire la strada a elezioni anticipate, intensificando ulteriormente il clima di scontro politico.
La reazione della comunità internazionale
La comunità internazionale osserva con attenzione quanto accade a Rio de Janeiro, una città attualmente in stato di shock. Mentre si svolgono i funerali delle vittime, emergono polemiche e nuovi dettagli di rilevanza internazionale. Un dossier, in particolare, ha attirato l’attenzione: si tratta di un documento inviato all’amministrazione di Donald Trump, redatto dall’Intelligence della Segreteria di Pubblica Sicurezza di Palazzo Guanabara. Questo rapporto, consegnato direttamente al Consolato degli Stati Uniti dal governo dello stato di Rio, non ha visto coinvolto l’Esecutivo di Lula. Il dossier etichetta il Comando Vermelho come un’organizzazione terroristica, evidenziando le sue attività e ramificazioni negli Stati Uniti, con particolare riferimento alla sua espansione nel Nord America e ai bastioni di Penha e Alemão.
Le implicazioni politiche in Brasile
La decisione di inviare questo dossier è stata interpretata dagli alleati di Castro come un tentativo di avvicinarsi all’amministrazione repubblicana statunitense, la quale ha manifestato l’intenzione di inserire il Comando Vermelho nella “Black List” del terrorismo. Questa mossa si allinea a precedenti azioni contro altre organizzazioni, come il Tren de Aragua e il Cartello dei Soles, per le quali il presidente statunitense ha avviato campagne di bombardamenti navali. Secondo il New York Times, la dimostrazione di forza di Castro potrebbe anche essere vista come un tentativo di guadagnare consensi politici in vista delle elezioni del 2026, dato che la questione della sicurezza è una delle principali preoccupazioni dei cittadini brasiliani.
Le critiche e le accuse di strumentalizzazione
Tra le fila degli alleati di Lula, si è levata una voce unanime nel definire la carneficina come una manovra elettorale. Il leader del Partito dei Lavoratori (PT), Edinho Silva, ha descritto l’operazione come “uno show montato sui morti e le lacrime di centinaia di madri”. Anche Marcelo Freixo, Presidente di Embratur, ha denunciato la strage come una “pianificazione politica a fini elettorali”. Il Ministro della Sicurezza, Ricardo Lewandowski, ha espresso sorpresa per il mancato preavviso al Governo federale riguardo all’operazione.
Nonostante le critiche, i sostenitori di Castro si sono mobilitati per difenderlo. Una delegazione di governatori, guidata da Jorginho Mello (PL), governatore dello Stato di Santa Catarina, è giunta a Rio per mostrare il proprio sostegno. Nel frattempo, i parlamentari di orientamento liberale hanno cercato di rievocare la campagna elettorale del 2022, quando Lula si era recato nel complesso dell’Alemão in un gesto di riconciliazione con le periferie, insinuando legami tra il governo attuale e il Comando Vermelho.
